Intervento

Protocollo di intesa di istituzioni scientifiche a supporto di scienziati e ricercatori rifugiati e richiedenti asilo

Roberta Altin

Università di Trieste, Centro Migrazioni e Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile

Dieci istituzioni e centri di eccellenza scientifica internazionale presenti nella Regione Friuli Venezia Giulia hanno siglato il 17 settembre 2018 presso il Centro Abdus Salam di Fisica teorica Internazionale un Memorandum of Understanding (MoU) on joint initiatives aimed at supporting refugee and asylum seekers and scientists. Sottoscritto da tre università e sette centri di ricerca internazionale, tutti in vario modo coinvolti concretamente in politiche di reclutamento, di diplomazia scientifica e diffusione della conoscenza scientifica nei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, il documento crea un patto territoriale in supporto di scienziati e ricercatori rifugiati, agganciandosi alle reti scientifiche internazionali e al network di comunità universitarie coinvolte in politiche e azioni che favoriscono l’attività di studiosi e ricercatori in caso di migrazioni forzate e/o esilio. L’accordo è il risultato di un progetto avviato circa un anno fa, facendo seguito ad un primo convegno che nel marzo 2017 aveva discusso a Trieste il tema Refugee Scientists: Transnational Resources, delineando un’agenda di linee guida operative volte a rispondere efficacemente alle necessità di scienziati costretti a lasciare il loro paese a causa di conflitti e instabilità[1].

Dopo aver evidenziato che i dati demografici mostrano un costante incremento di migrazioni forzate che rendono necessarie l'adozione di misure non emergenziali e inclusive per richiedenti asilo e rifugiati, si è formato un gruppo di lavoro rappresentativo di un territorio caratterizzato dalla presenza di un’alta percentuale di ricercatori e da istituzioni scientifiche nazionali ed internazionali di alto livello[2] che ha lavorato alla preparazione di un accordo comune. Si è partiti dalla constatazione che storicamente la regione Friuli Venezia Giulia, in quanto area di confine ha sempre “dimostrato una particolare sensibilità nel campo dell'accoglienza e integrazione a profughi, rifugiati e richiedenti asilo, nonché nel supporto a scienziati provenienti da Paesi fragili, in via di sviluppo e/o in transizione economica” e che “le istituzioni scientifiche triestine hanno una consolidata esperienza in science diplomacy che le ha portate a ricoprire un ruolo di leadership a livello internazionale”.

Nel MoU tutte le istituzioni scientifiche si propongono di lavorare congiuntamente per mettere in atto opportune misure per assicurare il coordinamento delle iniziative a sostegno di ricercatori rifugiati e richiedenti asilo, mantenendo i contatti con le istituzioni scientifiche coinvolte, le istituzioni del territorio, la rete dell'ospitalità di rifugiati e richiedenti asilo, la rete internazionale di istituzioni attive a supporto di scienziati rifugiati e le comunità scientifiche diasporiche. Il fine è sia quello di promuovere e sviluppare opportunità ed iniziative comuni per identificare, valorizzare e sviluppare competenze professionali e scientifiche dei rifugiati e richiedenti asilo, sia quello parallelo di smontare lo stereotipo dominante del rifugiato come vittima e/o peso sociale e assistenziale, per fare emergere risorse e capacità che restano troppo spesso sotto traccia nel in una visione emergenziale dell’accoglienza. A livello internazionale l'accordo incoraggia le parti a utilizzare le reti già esistenti (specie quelle con i paesi in via di sviluppo), i contatti e le risorse transnazionali che connettono il territorio ai Paesi di origine, ai principali punti di ingresso in Europa, ai Paesi coinvolti nelle cosiddette “rotte” ed alle comunità diasporiche. Si attiveranno opportunità di ospitalità temporanea per scienziati e ricercatori provenienti da paesi in conflitto o rifugiati, sviluppando collaborazioni con istituzioni già attive in questi campi (Scholar Rescue Fund, EURAXESS, Scholars at Risk, Science4refugees, etc), organizzando eventi e promuovendo la diffusione di un’informazione obiettiva sul tema, esplorando la possibilità di coinvolgere partner europei ed extra-europei per realizzare gli obiettivi previsti dal Protocollo d’intesa. Durante la cerimonia è stata ricordata la ricorrenza dell’emanazione delle leggi razziali antiebraiche annunciata pubblicamente il 18 settembre 1938 proprio dalla Piazza Unità d’Italia di Trieste, evidenziando la necessità di garantire circolazione e mobilità della scienza senza frontiere e sottolineando il valore di un’educazione alla conoscenza che deve affrontare, approfondire e illustrare la complessità dei fenomeni anche sociali, incluse le migrazioni. La memoria storica dei ricercatori ebrei esiliati per motivi razziali durante il fascismo è stata rievocata non solo come violazione dei diritti umani, ma anche come perdita per l’intera comunità scientifica internazionale.

Le istituzioni che hanno firmato il MoU Refugee and Displaced Scientists sono:



[1] Per chi fosse interessato agenda e materiale informativo è disponibile online sul sito di TWAS – The Word Academy of Sciences for the Advancement of Science in Developing Countries https://twas.org/refugee-scientists-transnational-resources. Il numero speciale In Flight from War. The journey of at-risk scientists della newsletter della World Academy of Sciences, 2017, vol. 29, n.2/3 è disponibile online: https://twas.org/sites/default/files/twas_nl2-3_17_web.pdf.

[2] Proprio per la fitta presenza di realtà di ricerca Trieste è stata scelta come Capitale Europea della Scienza per l’organizzazione di ESOF 2020, rilevante manifestazione europea focalizzata sul dibattito tra scienza, tecnologia, società e politica.