La produzione dell'antiziganismo nei discorsi dei politici dell'Italia contemporanea

Stefania Pontrandolfo

Università degli Studi di Verona

Eva Rizzin

Centro di Ricerche Etnografiche e di Antropologia applicata “Francesca Cappelletto” (CREAa)

Indice

Antiziganismo
Cornici della ricerca
Responsabilità politiche nella produzione e diffusione dei razzismi contemporanei
Discorsi d'odio contro rom e sinti di politici italiani
La produzione dell'antiziganismo nei discorsi dei politici
Contrastare l'antiziganismo
Bibliografia

Abstract. Anti-Gypsyism can be contrasted, but it must first be unveiled, identified and described. The lack of elaboration of anti-Gypsyism as a particular form of racism allows it to persist, to be constantly and uncritically reproduced, not only in the common sense and by the media, but also in political and institutional discourses and actions, and in taxonomies and practices of state bureaucracy. The aim of this article is to reflect on the weight of Italian politicians hate speech in the construction of everyday anti-Gypsyism, to contribute in unveiling, deconstructing and contrasting it.

Keywords. Anti-Gypsyism; hate speech; politicians; media; Italy.

Antiziganismo

Gli studi rom, e in particolare l'antropologia dei gruppi rom, hanno da tempo dimostrato come questi ultimi siano parte costitutiva del tessuto sociale italiano ed europeo da secoli. D'altra parte hanno anche dimostrato come questi gruppi siano stati costruiti simbolicamente e trattati politicamente come un'alterità, quella di "zingari", che se da una parte ha permesso alle identità nazionali e all'identità europea di strutturarsi per contrasto, dall'altra ha portato a processi di labelling ed esclusione di parti costitutive del nostro tessuto sociale (cfr. Asséo 1994; Piasere 2004; Stewart, Williams 2011; Pontrandolfo, Solimene 2018a; 2018b). La ricerca ha infine dimostrato come l'antiziganismo, «fenomeno sociale, psicologico, culturale e storico che vede in quelli che individua come "zingari" un oggetto di pregiudizi e stereotipi negativi, di discriminazione, di violenza diretta o di violenza indiretta» (Piasere 2015: 11), abbia costituito e continui a costituire di fatto l'ostacolo maggiore all'inclusione per molti rom in Italia e in Europa (cfr. Nicolae 2006; Tosi Cambini 2012; Piasere 2012, 2015; van Baar 2014) [1].

Preoccupazioni in merito al persistente antiziganismo e ai suoi effetti escludenti in Europa, ma in particolare in Italia (paese che da diverse fonti risulta essere il più antizingaro nonostante le percentuali delle presenze siano tra le più basse in Europa) (cfr. Arrigoni, Vitale 2008; Pew Research Center 2014; Meneghini, Fattori 2016; FRA 2018; Eurobarometer 2019), sono state più volte espresse anche da organizzazioni internazionali e nazionali[2].

Sembra tuttavia che né la ricerca scientifica né la voce delle istituzioni internazionali riescano ad avere un impatto sufficiente sulle forme di categorizzazione nel senso comune degli italiani e sulle modalità di trattamento politico e amministrativo di queste minoranze all'interno del nostro stato nazionale. L’antiziganismo risulta ancora un razzismo disconosciuto che ha fra le sue caratteristiche quella di «negare la propria esistenza» (Piasere 2015: 12). Difatti, ciò che più colpisce dell'antiziganismo è la sua opacità cognitiva, il fatto che rimanga ampiamente riprodotto in modo inconsapevole e irriflesso. Pur essendo ormai abbastanza documentato nella sua fenomenologia, manca ancora di fatto in Europa e in Italia una profonda e critica rielaborazione storica, culturale e sociale dell'antiziganismo (Guadagnucci 2010). La mancata elaborazione dell'antiziganismo come particolare forma di razzismo lo rende persistente, costantemente e acriticamente riprodotto non solo nel senso comune e nei media, ma anche nei discorsi e nelle azioni politiche e istituzionali, così come nelle tassonomie e nelle pratiche delle burocrazie statali. La ricerca dovrebbe innanzitutto contribuire nel mettere in luce le diverse modalità di presenza e azione di visioni e pratiche antizingare nei diversi ambiti della vita sociale.

Alcune ricerche hanno cominciato a svelare particolari configurazioni dell'antiziganismo istituzionale dell'Italia contemporanea nelle politiche locali rivolte a rom e sinti, o nel lavoro delle burocrazie specializzate dell'apparato statale (come servizi sociali, tribunali, carceri, scuole) (cfr. per esempio Saletti Salza 2010, 2014; Peano 2013; Tosi Cambini 2015; Miscioscia 2017; Pontrandolfo 2018).

Avvertivamo tuttavia la forte esigenza come gruppo di ricerca di indagare sull'arena pubblica di produzione e riproduzione di simbolismi antizingari. Abbiamo avviato quindi un percorso di ricerca in più tappe che ci ha permesso di indagare più a fondo sul ruolo dei discorsi di politici, rappresentanti istituzionali e media nella produzione quotidiana dell'odio contro rom e sinti nell'Italia contemporanea[3].

Cornici della ricerca

Il lavoro che qui si presenta è frutto di una collaborazione di lunga durata delle due autrici[4] per progetti di ricerca condotti nell’ambito del CREAa (Centro di Ricerche Etnografiche e di Antropologia applicata “Francesca Cappelletto”) presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi di Verona. La maggior parte dei materiali che vengono presentati e analizzati in questo volume provengono da progetti di ricerca realizzati presso questo centro di ricerca[5].

Tra questi citiamo innanzitutto il progetto europeo The immigration of Romanian Roma to Western Europe: Causes, Effects, and Future Engagement Strategies – MigRom, una ricerca finanziata nell’ambito del Settimo Programma Quadro dell’Unione Europea per la sezione "Dealing with diversity and cohesion: the case of the Roma in the European Union" (GA 319901)[6]. Il team italiano[7] ha portato avanti diversi filoni di ricerca nell'ambito di questo progetto[8]. Tra questi ci limitiamo a segnalare quelli che hanno condotto alla presente pubblicazione, in particolare, gli studi sulle rappresentazioni della questione rom da parte dei politici italiani (cfr. Cousin, Pontrandolfo 2018; Rizzin 2018) e uno studio sulle rappresentazioni dei rom e dei sinti nell'archivio dell'ANSA per il periodo 1990-2015 (25 anni) (Pontrandolfo, Rizzin 2020).

Le fonti utilizzate per le nostre ricerche provengono tuttavia anche da altri progetti di ricerca svolti presso il CREAa. Nell'ambito delle sue "Azioni di ricerca interdisciplinare"[9] il Dipartimento di Scienze Umane dell'Università degli Studi di Verona ha infatti finanziato due piccoli progetti per gli anni 2017 e 2018, coordinati da Leonardo Piasere e Stefania Pontrandolfo, per la costituzione di un "Osservatorio Nazionale sull’Antiziganismo", che hanno permesso a Eva Rizzin di proseguire con il lavoro di rilevazione dei dati avviato negli anni precedenti grazie al Progetto MigRom. Questo articolo costituisce dunque una delle pubblicazioni dell'Osservatorio Nazionale sull’Antiziganismo[10], attivo dal 2017 e coordinato da Eva Rizzin presso il CREAa.

In tutti i progetti appena citati il lavoro di rilevazione e archiviazione dei dati sulle rappresentazioni politiche e mediatiche dei rom e dei sinti in Italia è stato svolto da Eva Rizzin, mentre il lavoro di analisi dei materiali raccolti è stato svolto in modo collaborativo dai coordinatori e da tutti i ricercatori coinvolti.

Il quadro di ricerche appena presentato ha consentito il monitoraggio e l’analisi dei discorsi d’odio promossi da esponenti politico-istituzionali e dai mezzi di informazione e degli episodi di discriminazione e di violenza razzista a danno di rom e sinti e altre minoranze soggette all’antiziganismo in Italia su un periodo che copre gli ultimi trent'anni circa.

In questo articolo[11] tuttavia riprenderemo solo una piccola parte di questi materiali, presentando un'analisi qualitativa di una selezione di casi di dichiarazioni antizingare di politici e rappresentanti istituzionali. Obiettivo dell'articolo è da una parte svelare le modalità di produzione del linguaggio d'odio contro rom e sinti e la complessità simbolica del razzismo antizingaro; dall'altra sottolineare il peso che hanno i discorsi d'odio di politici e rappresentanti istituzionali in termini di produzione e modellamento delle cornici interpretative e dei contenuti dibattuti sui media. Si tratta di repertori simbolici che, circolando in modo diseguale tra diversi attori che hanno diverso potere di accesso al discorso pubblico, confluiscono nella cosiddetta opinione pubblica e nel senso comune degli italiani, contribuendo nel creare e nel mantenere in vita particolari regimi egemonici di verità.

Responsabilità politiche nella produzione e diffusione dei razzismi contemporanei

La ricerca sul razzismo contemporaneo ha da tempo sottolineato come esso si basi su una forte saldatura e interdipendenza tra razzismo politico, istituzionale, mediatico e popolare, tra imprenditoria politica del razzismo, discriminazioni istituzionali, sistemi di informazione conniventi con le ideologie razziste, debole reattività della cosiddetta società civile e razzismo popolare (cfr. per esempio Rivera 2009; 2012). Tuttavia la capacità di produrre e far circolare repertori di significato è distribuita in modo diseguale nelle nostre società complesse (cfr. per esempio Hannerz 1998), e questo vale anche quando si tratta di repertori di significato razzisti. Nel processo circolare che porta tutte le componenti della nostra società dotate di accesso al discorso pubblico a contribuire nella produzione di particolari "regimi di verità", alcuni attori hanno più potere di altri, mentre altri attori restano quasi del tutto se non del tutto esclusi dall'accesso al discorso pubblico.

Sebbene il rapporto tra politica, giornalismo e opinione pubblica si basi su una forte interdipendenza, è indubbio il peso che possono avere rappresentanti politici e istituzionali come definitori primari di cornici interpretative, frame narrativi, spettri tematici, motivi ricorrenti, categorizzazioni stereotipiche, fissazione del lessico e di catene di connotazioni che permeano i discorsi pubblici. Così come è indubbio il potere che i media hanno di co-produzione e amplificazione della diffusione di queste forme e contenuti culturali. Da una parte i media ricercano sistematicamente le dichiarazioni delle élite politiche, sia per ricavarne informazioni utili che perché, data la rilevanza della fonte stessa, esse risultano facilmente trasformabili in notizie appetibili. Dall'altra i politici hanno bisogno dei media, sia per la ricerca del consenso e della notorietà personali che per imporre la propria visione ideologica nel dibattito pubblico. Come osservato già tempo fa da Hall et al. (1978), tuttavia, il risultato della preferenza sistematica dei media nel riportare le opinioni delle élite politiche è che queste ultime hanno un grande potere di definizione delle cornici interpretative e dei contenuti dibattuti sui media.

Siamo consapevoli del fatto che non si possa ridurre la pervasività del discorso razzista all'intenzionalità manipolatoria degli imprenditori politici del razzismo, poiché è ugualmente indubbio il ruolo dei media nel fornire un'arena di diffusione dell'ideologia dominante e di elaborazione del consenso rispetto alla stessa, così come è indubbia la circolarità dei processi che portano alla costruzione della cosiddetta opinione pubblica e più in generale del senso comune. Siamo consapevoli inoltre del fatto che il razzismo viene costruito socialmente attraverso complessi corto-circuiti tra categorizzazioni e rappresentazioni pubbliche e prassi politico-istituzionali e sociali.

Tuttavia, in questo articolo, riteniamo importante sottolineare in modo chiaro ed esplicito la responsabilità degli attori politici e istituzionali nel diffondere discorsi d'odio, in particolare nei confronti di rom e sinti, nell'Italia contemporanea.

Nell'Italia degli ultimi vent'anni circa è stato il partito politico della Lega Nord, oggi Lega per Salvini Premier, ad aver assunto in modo prioritario il ruolo di imprenditore politico del razzismo, contribuendo non poco

"a de-tabuizzare discorsi e lessici dell’intolleranza, rendendoli socialmente pronunciabili. Siffatto processo di de-tabuizzazione ha finito per toccare quasi tutti gli schieramenti politici e per penetrare nella società. [...] L’ideologia e il fraseggio leghisti, che tendono a imporsi ben oltre l’ambito elettorale della Lega Nord, ricalcano [...] un buon numero di repertori razzistici classici: il lombrosiano, il mussoliniano, il nazista, il coloniale, l’antimeridionale, l’antizigano, il maschilista, l’omofobico, l’antisemita. Per fare un solo esempio fra i tanti, l’enunciato di un deputato leghista secondo il quale “i topi sono più facili da debellare degli zingari perché sono più piccoli” (Matteo Salvini) ha il suo antecedente in una delle metafore zoologiche più tipiche dell’antisemitismo nazista[12]. Né manca, nel discorso leghista e in quelli da esso influenzati, il dispositivo-cardine dell’ideologia razzista, cioè la naturalizzazione del sociale e la biologizzazione o [...] razzizzazione dei cosiddetti altri" (Rivera 2012: 3)[13].

Nell'Italia contemporanea degli ultimi vent'anni circa è emersa, in altri termini, una nuova rappresentanza politica che ha adottato una «caparbia, costante e pianificata strategia» (Maneri 2009: 71) in cui vengono sistematicamente contrapposti due ipotetici gruppi sociali (di volta in volta ricontestualizzati e ricaratterizzati a seconda della situazione e dell'intenzionalità politica del momento ma senza perdere la loro disposizione oppositiva) che vedono una parte della popolazione inclusa in un ipotetico NOI contrapposta a una parte ALTRA della popolazione, che oltre ad essere esclusa viene definita come una minaccia e un pericolo. Si tratta di una rappresentanza politica che vorrebbe riflettere

«i bisogni, gli interessi e le preoccupazioni degli inclusi (la popolazione autoctona, anche e per certi versi soprattutto dei suoi strati popolari) e che vede negli esclusi dalla cittadinanza (la nuova classe inferiore) il nemico simbolico e politico sul quale proiettare tutti i mali della società. Questa strategia è stata perseguita più esplicitamente e insistentemente dalla Lega, ma ha convinto sempre più nel corso degli anni tutto lo schieramento di centro-destra, mettendo nell’angolo gli altri partiti incapaci di elaborare un discorso alternativo e tentati [...] di accreditarsi a loro volta come affidabili paladini della sicurezza» (Maneri 2009: 71-72).

La nostra esperienza di vita e di ricerca ci porta a sottolineare, tuttavia, che se è vero che i partiti di destra, a partire dalla Lega, si distinguono per la produzione di espliciti discorsi d'odio nei confronti dei rom e dei sinti per fini di propaganda, è anche vero che l'antiziganismo istituzionale è assolutamente bipartisan. Ricordiamo che anche molti esponenti e formazioni politiche di centro-sinistra hanno avuto nell'Italia degli ultimi vent'anni un ruolo determinante nella definizione pubblica delle presenze di rom e sinti in Italia come "un problema", o come "una minaccia" o "un pericolo" da cui una presunta "popolazione italiana" (da cui questa minoranza veniva simbolicamente esclusa) doveva essere "difesa". I partiti di centro-sinistra hanno forti responsabilità per esempio nella diffusione di discorsi securitari che hanno sistematicamente criminalizzato rom e sinti (insieme ad altri esclusi sociali)[14]. Basti pensare alla risonanza che hanno avuto in termini di circolazione di significati negativi su rom e sinti le celebri "battaglie per la legalità" di Sergio Cofferati (esponente del Partito Democratico e sindaco di Bologna dal 2004 al 2009), i cosiddetti "Patti per la sicurezza" adottati in 14 città italiane tra il 2006 e il 2007 e il Decreto Legge n.181/2007 approvato da un governo di centro-sinistra presieduto da Romano Prodi (esponente del Partito Democratico e Presidente del Consiglio dei Ministri dal 2006 al 2008 ) e predisposto dall'allora Ministro dell'Interno Giuliano Amato (esponente del Partito Democratico e Ministro dell'Interno dal 2006 al 2008). In tutti questi casi sono state implementate politiche discriminanti nei confronti dei rom e dei sinti presenti sul nostro territorio nazionale a seguito di feroci campagne politiche e mediatiche che ne demonizzavano la presenza[15]. In tutti questi casi molti rom e sinti, soprattutto i più vulnerabili tra di loro, ovvero quelli recentemente immigrati in Italia, sono stati soggetti a sgomberi, allontanamenti ed espulsioni forzati, che hanno di fatto preceduto e accompagnato le "schedature etniche" introdotte dalla cosiddetta "Emergenza Nomadi"[16] proclamata nel 2008 da un governo di centro-destra presieduto da Silvio Berlusconi (esponente del partito Forza Italia e Presidente del Consiglio dei Ministri dal 2008 al 2011) e dichiarata illegittima in via definitiva con una sentenza della Corte di Cassazione del 2013[17].

Nonostante ciò, tutte le ricerche finora condotte sulla rappresentazione di rom e sinti nella stampa italiana, compresa la nostra (cfr. in particolare Associazione 21 luglio 2013a; Amnesty International Italia 2018 e 2019; Ceschi 2019; Pontrandolfo e Rizzin 2020), confermano il fatto che i discorsi d'odio contro rom e sinti vengano prodotti in Italia statisticamente principalmente da politici dei partiti di destra e di centro-destra. Non disponiamo giuridicamente di una definizione univoca di discorsi d'odio (hate speech)[18], ma facciamo qui riferimento alla Raccomandazione n. (97) 20 del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa del 30 ottobre 1997, secondo la quale possono essere raggruppate sotto la definizione di hate speech tutte le forme di incitamento o giustificazione dell'odio razziale, xenofobia, antisemitismo, antislamismo, antiziganismo, discriminazione verso minoranze e immigrati sorrette da etnocentrismo o nazionalismo aggressivo[19], e alla più recente Raccomandazione Generale N. 35 (Combating Hate Speech), rilasciata dal CERD (Committee on the Elimination of Racial Discrimination) delle Nazioni Unite[20] in cui l'hate speech viene definito come "una forma di discorso diretto verso l’"altro" che rigetta i principi fondamentali dei diritti umani quali la dignità umana e l’eguaglianza e mira a degradare la condizione di gruppi e individui agli occhi della società".

Le dichiarazioni dei politici che abbiamo selezionato e che analizzeremo di seguito in questo articolo possono a nostro avviso essere definite come esempi di hate speech nei confronti dei rom e dei sinti. Certamente non si tratta di esempi rappresentativi o inclusivi di tutte le possibili modalità di produzione dell'odio nei confronti di queste minoranze, tuttavia ci permettono di cominciare a individuare ed evidenziare alcuni tra i più diffusi processi di costruzione di un'alterità caratterizzata da catene di connotazioni negative che si intrecciano e sovrappongono al punto da rendersi opache cognitivamente. Si tratta tuttavia di processi che sono alla base non solo dell'hate speech, ma anche di altre forme non solo simboliche di discriminazione più o meno esplicite e più o meno violente subite dai rom e dai sinti in Italia.

Discorsi d'odio contro rom e sinti di politici italiani

Le dichiarazioni oggetto di analisi in questo paragrafo sono state selezionate perché prodotte in anni recenti da politici di destra e centro destra, figure con ruoli di rilevanza nazionale o locale, in tutti i casi iscritti a partiti democratici e non appartenenti a gruppi extra-parlamentari di estrema destra. Abbiamo quindi selezionato discorsi che appartengono al mainstream del nostro dibattito pubblico contemporaneo. In tutti i casi le dichiarazioni selezionate hanno trovato una cassa di risonanza nei media, è infatti dai resoconti giornalistici che abbiamo recuperato le dichiarazioni che presentiamo di seguito.

Nel corpus di dati da noi costituito avevamo a disposizione centinaia di dichiarazioni simili, caratterizzate da hate speech, di politici italiani più o meno noti e regolarmente amplificate dai media. L'obiettivo della nostra analisi, prettamente qualitativa, non è tuttavia quello di sottolineare la rappresentatività statistica di questo tipo di dichiarazioni, quanto di evidenziarne alcune caratteristiche, esemplificative di alcune modalità ricorrenti di costruzione dei discorsi d'odio contro rom e sinti in Italia.

Dichiarazioni di Daniela Santanché (2015)

Il 10 marzo 2015, durante la trasmissione radiofonica “La Zanzara” su Radio 24, condotta dal giornalista Giuseppe Cruciani, viene intervistata Daniela Santanché (ex parlamentare per Alleanza Nazionale, all’epoca dell'intervista deputata per Forza Italia, in seguito senatrice per Fratelli d'Italia), che rilascia delle dichiarazioni sui rom. La notizia e le dichiarazioni vengono riportate su diversi giornali il giorno dopo, per esempio su Il Giornale.it dal giornalista Sergio Rame, che pubblica l'articolo che riportiamo di seguito[21].

Santanchè: "Mai visto lavorare i rom, hanno il furto nel sangue"

La deputata azzurra: "Zingari che rubano ce ne sono tantissimi, mentre di zingari che lavorano non ne ho visti"

"Io degli zingari ho paura". Daniela Santanchè non usa giri di parole e, ai microfoni della Zanzara su Radio 24, confessa che, quando le si avvicina una zingara, pensa che le "porti via il portafoglio o che mi rubi qualcosa".

"Non saranno tutti così - continua la deputata di Forza Italia - ma zingari che rubano ce ne

sono tantissimi, mentre di zingari che lavorano non ne ho visti". E ancora: "Nei campi rom

ho visto di tutto, tutto quello che rubano agli italiani: i bambini piccoli li mettono sulle strade a rubare. Il furto ce l’hanno dentro, nell’animo. Poi - osserva ancora - ci saranno anche quelli perbene, ma io non li conosco".

In questo testo troviamo innanzitutto una costruzione di un noi in contrapposizione ad altri, laddove il "noi" viene nazionalizzato ("gli italiani")[22] e il "loro" viene, per contrasto, de-nazionalizzato; etnicizzato ("zingari"); ma anche razzializzato sia biologicamente ("hanno il furto nel sangue") che psicologicamente ("il furto ce l’hanno dentro, nell’animo"); viene poi ripetutamente criminalizzato; ma soprattutto viene deumanizzato. La forma di deumanizzazione qui utilizzata è una forma di deumanizzazione sottile (o infra-umanizzazione), un processo di categorizzazione per cui l'assenza di capacità considerate tipicamente e solamente umane produce rappresentazioni dell'altro come "meno umano" rispetto al proprio gruppo di appartenenza (Volpato 2012, 2017). In questo caso le espressioni più alte delle potenzialità umane considerate mancanti presso gli "zingari" sono le capacità creative legate alla riproduzione sociale e all'educazione e alla produzione economica e al lavoro; in altri termini, si tratta di uomini non completamente umani perché considerati incapaci di lavorare ("zingari che rubano ce ne sono tantissimi, mentre di zingari che lavorano non ne ho visti") e di educare i propri figli ("i bambini piccoli li mettono sulle strade a rubare").

Dichiarazioni di Joe Formaggio (2015)

Alcuni rappresentanti istituzionali si dichiarano "orgogliosamente razzisti"[23]: è il caso del Sindaco di Albettone in provincia di Vicenza, Joe Formaggio (membro del partito Fratelli d'Italia), autore di numerose esternazioni razziste contro rom, sinti e altre minoranze. Tra queste, ci limitiamo qui a segnalare la dichiarazione del 28 agosto del 2015, rilasciata durante la trasmissione “In Onda" (su La 7) [24]:

“[…] i nomadi delinquono […] E quindi per cercare di integrarli meglio gli diamo una casa. Vaffanculo, io non ci sto su questa cosa qua. Loro ce l’hanno nel DNA”.

In questa breve dichiarazione troviamo ancora la costruzione di un "noi" in opposizione a un "loro", che viene culturalizzato ("nomadi"), criminalizzato ("i nomadi delinquono"), razzializzato biologicamente ("ce l'hanno nel DNA") e definito come non meritevole di "integrazione" nel noi[25].

Figura 1. Il sindaco di Albettone Joe Formaggio indossa una maglietta raffigurante un "divieto di sosta ai nomadi”[26]

Dichiarazioni di Elena Donazzan (2017)

L'8 dicembre 2017 i giornali riportano le dichiarazioni antizingare di Elena Donazzan (Assessore all'istruzione, alla formazione, al lavoro e pari opportunità della Regione Veneto, ex consigliera regionale per Alleanza nazionale, all’epoca delle dichiarazioni consigliera per Forza Italia, dal 2019 passata a Fratelli d'Italia). Riportiamo di seguito l'articolo scritto da Vera Mantengoli per il quotidiano online "La Nuova di Venezia e Mestre"[27].

Donazzan: «I bambini rom vanno tolti ai genitori»

L'assessora all'Istruzione in Consiglio regionale: «Per avere speranza di educarli». Botta e risposta con Sinigaglia. Più Irpef per finanziare il sociale, no dell'Aula al Pd

VENEZIA. «Se si vuole avere qualche speranza che vengano educati, bisogna togliere i bambini dagli 0 ai 6 anni ai genitori rom e sinti». In Consiglio regionale, ieri, parole choc dell'assessora all'istruzione Elena Donazzan come osservazione a un emendamento del consigliere Claudio Sinigaglia del Pd che ha proposto di sostenere l'inserimento scolastico dei bambini Rom e Sinti: «Se un italiano si comportasse così con i propri figli, un assistente sociale glieli toglierebbe subito» ha spiegato l'assessore, facendo capire che è d'accordo sul principio di educare, ma che la situazione per com'è ora non lo permette.

Sinigaglia ha replicato: «Perché non si possono aiutare questi bambini come fanno altri Comuni, magari con un mediatore culturale? Non si possono togliere i bambini ai genitori, nessun magistrato lo farebbe».

Il botta e risposta è stato solo l'ultimo di una giornata di continui punzecchiamenti. Ieri il consiglio regionale si è infatti riunito a Palazzo Ferro Fini per iniziare la votazione degli emendamenti del Defr (Documento di Economia e Finanza Regionale) 2018-2020, approvato.

L'argomento che ha tenuto banco tutto il giorno è stata la proposta (bocciata), fatta da Piero Ruzzante del Gruppo Misto e dal Pd, di aumentare l'aliquota dell'addizionale regionale Irpef a chi ha un reddito superiore ai 75 mila euro per utilizzare il ricavo di 49 milioni all'anno per le fasce più deboli.

Né la maggioranza, né il Movimento Cinque Stelle ha votato a favore dei consiglieri che avrebbero voluto tassare il 2% dei veneti (63 mila) per ridurre le rette dell'asilo nido, aggiungere borse di studio universitarie, dare un contributo di riduzione per l'affitto, ridurre gli abbonamenti dei trasporti per gli studenti, aiutare l'assistenza agli anziani.

Ruzzante e Pd hanno puntato sull'articolo 53 della Costituzione (tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche), sul fatto che in tutte le altre Regioni anche leghiste è stata fatta questa manovra, che ci sono due milioni di veneti che hanno un reddito inferiore a 28 mila euro all'anno, ma soprattutto hanno ricordato come lo scorso marzo per la Pedemontana la tassa ai veneti sarebbe stata messa senza tanti problemi dalla maggioranza, pur di raggiungere i 300 milioni (poi trovati dai tagli ad altri servizi): «Avreste tassato chi ha un reddito superiore ai 28 mila euro e non volete tassare chi lo ha superiore a 75 mila?» hanno chiesto più volte Ruzzante, Fracasso, Zanoni e Guarda.

«La nostra è una battaglia di civiltà» ha aggiunto Pigozzo «Se non investiamo nella famiglia non abbiamo futuro». Immediato l'attacco della maggioranza che ha replicato che non si devono tassare i veneti, che chi ha un reddito così alto paga già troppe tasse, che non è giusto mandare sempre i soldi a Roma e che se ci fosse l'autonomia i soldi rimarrebbero nella Regione: «Basta con questa storia di aumentare le tasse quando sappiamo che non tornano» ha detto Stefano Valdegamberi del Gruppo Misto. «Perché dobbiamo sempre pagare di più e prendere di meno? Perché punire chi già paga? Questa addizionale sarebbe un messaggio di arresa dopo il voto del Referendum». Dello stesso parere Antonio Guadagnini e Stefano Casali, mentre Sergio Berlato ha attaccato la sinistra per l'idea di famiglia: «Per noi è solo quella formata da uomo e donna».

La discussione è stata accesa, tanto che Sinigaglia ha chiesto la presenza del governatore e di sospendere il consiglio. È stato approvato all'unanimità invece un emendamento sul riutilizzo dei beni confiscati alla mafia.

In questo testo possiamo rilevare alcuni aspetti interessanti della produzione di discorsi d'odio contro rom e sinti. Oltre all'immancabile costruzione da parte dell'assessore di un noi "nazionalizzato" in contrasto a un "loro" de-nazionalizzato ("se un italiano si comportasse così con i propri figli, un assistente sociale glieli toglierebbe subito"), oltre al processo di deumanizzazione sottile per cui ancora una volta i rom e i sinti vengono considerati incapaci di educare i propri figli ("se si vuole avere qualche speranza che vengano educati"), oltre a un chiaro e particolarmente grave incitamento alla discriminazione istituzionale ("bisogna togliere i bambini dagli 0 ai 6 anni ai genitori rom e sinti"), è importante in questo caso rilevare il contesto dell'enunciazione. Le parole dell'assessore si inseriscono in un dibattito acceso che tiene impegnati per tutta la durata di una seduta del Consiglio Regionale del Veneto ("l'argomento che ha tenuto banco tutto il giorno") esponenti della maggioranza del governo di destra ed esponenti dell'opposizione di centro-sinistra in contrapposizione su una questione prettamente fiscale: tassare o non tassare di più i cittadini con reddito più alto per investire sul welfare sociale? Cosa c'entrano i rom e i sinti con questo dibattito sull'opportunità o meno di "aumentare l'aliquota dell'addizionale regionale Irpef" a cittadini con redditi alti? Quello che succede di fatto è che spesso nei discorsi dei politici i rom e i sinti vengono utilizzati come argomento che serve pragmaticamente a segnalare il proprio schieramento ideologico (a destra o a sinistra) utilizzando argomenti che si sono strutturati nel tempo come argomenti "tipici" di certe parti politiche. Ricordare agli oppositori di sinistra il proprio posizionamento ideologico contro le politiche del multiculturalismo (argomento classico della sinistra) attraverso un attacco esplicito a una particolare minoranza, contribuisce pragmaticamente nel dibattito a rafforzare la contrapposizione della parte politica di destra contro un altro argomento classico della sinistra (redistribuzione più equa del carico fiscale). Esempi di un simile uso pragmatico di ricontestualizzazione dei discorsi contro rom e sinti per perseguire particolari intenzionalità politiche anche temporanee sono molto frequenti, meccanismi simili sono stati rilevati da altri ricercatori sia per il contesto italiano (cfr. per esempio Naga 2013) che per altri contesti nazionali (cfr. per esempio Richardson, O'Neill 2012; Breazu, Machin 2018). La catena di connotazioni negative che viene abitualmente associata ai rom e ai sinti viene quotidianamente rafforzata anche da questa abitudine dei politici di costruire dibattiti attraverso argomentazioni stereotipate che si sono trasformate in repertori simbolici tipici delle parti, e non attraverso discussioni sul merito delle questioni da trattare. Inoltre, dei rom e dei sinti come esseri umani si è persa qui ogni traccia, e l'aspetto più grave da segnalare è che argomentazioni stereotipate di questo tipo alla fine finiscono per pesare con una concretezza devastante sulla vita delle persone così superficialmente e ripetutamente discriminate. Gli allontanamenti di bambini rom e sinti dalle loro famiglie per adozioni sono difatti oggi una tragica realtà nel nostro paese, incitare esplicitamente a compiere questi atti di razzismo istituzionale non può che aggravare una situazione già al limite (come ormai ben documentato in Saletti Salza 2010, 2014; Associazione 21 Luglio 2013b; Piasere 2015).

Dichiarazioni di Giorgia Povolo (2018)

Il 13 e il 14 novembre 2018 viene pubblicato su diversi giornali e siti di informazione online[28] lo screenshot di un post su facebook di Giorgia Povolo (Assessore alle Politiche giovanili, Pari opportunità, Politiche sociali, Sistemi educativi e diritto allo studio del Comune di Ivrea) con notizie relative allo scalpore suscitato dallo stesso post, che riportiamo di seguito.

"Che mi vengano ancora a riempire la testa con tante belle parole per i più bisognosi... che mi vengano ancora a giustificare la presenza di certi individui nel nostro paese… di zingari, non rom ma zingari di merda, zecche e parassiti capaci di spolpare tutto... di connazionale criminali che andrebbero usati come esche per i piranha... gli unici bisognosi che esistono davvero al mondo sono i malati, le persone che si ritrovano a combattere ogni secondo per vivere, queste sono le persone con cui voglio essere caritatevole... vi auguro calorosamente che cercando di rubare qualcos'altro una tagliola possa mozzarvi le mani non all'altezza del polso ma sopra il gomito così anche la maglietta possa coprire lo scempio che vi ritrovereste ad essere... inoltre mi farebbe alquanto schifo vedere i monchi penzolanti ai semafori mentre chiedete l'elemosina con i piedi...

Che possa per te/voi essere un 2018 pieno di cure e che i soldi guadagnati da questo furto possano servirti per comprare medicine contro un brutto male al sedere... ringrazio la #boldrini# per avere un grande verso il prossimo oltre alle..."

Figura 2. Screenshot del post su facebook di Giorgia Povolo[29]

Si tratta di un post dai contenuti particolarmente violenti, che cercheremo di analizzare dettagliatamente di seguito.

Il post parte con la segnalazione che si sta parlando di persone estranee al nostro paese, quindi con un processo di denazionalizzazione ("che mi vengano ancora a giustificare la presenza di certi individui nel nostro paese…"). Si specifica immediatamente dopo che si tratta di "di zingari, non rom ma zingari", quindi di un gruppo omogeneizzato e culturalizzato tramite un labelling non politicamente corretto. Si procede con due forme di deumanizzazione, questa volta esplicita e non sottile, in cui degli esseri umani perdono le caratteristiche di umanità poiché trasformati in oggetti o in animali (Volpato 2012, 2017). Si tratta infatti di zingari "di merda", trasformati in uno degli oggetti per noi più disgustosi (le deiezioni umane), e di "zecche e parassiti" (tra gli animali per noi più fastidiosi)[30]. Si prosegue poi con la metafora zoologica sottolineando ancora una volta l'estraneità al contesto nazionale ("capaci di spolpare tutto... di connazionale"). Per passare di seguito a una chiara criminalizzazione ("criminali"), che diventa il preludio per una incitazione a usare questi esseri nuovamente animalizzati e deumanizzati "come esche per i piranha...". Si procede poi alla costruzione simbolica del tutto arbitraria di un'opposizione tra un gruppo di persone meritevoli dello status di esseri umani, quindi di empatia e di comportamenti "caritatevoli" ("gli unici bisognosi che esistono davvero al mondo sono i malati, le persone che si ritrovano a combattere ogni secondo per vivere, queste sono le persone con cui voglio essere caritatevole...") in contrapposizione a un ipotetico gruppo di esseri subumani che non meritano considerazione, ma a cui, al contrario, si augurano le peggiori sofferenze. Si augura infatti "calorosamente" a questi esseri, ancora una volta criminalizzati ("cercando di rubare qualcos'altro"), che "una tagliola" possa mozzare loro le mani. Quest'orrido augurio è a sua volta basato su un processo di deumanizzazione per animalizzazione poiché le tagliole sono trappole per animali selvatici. Ma l'orrido augurio non si ferma, specifica che la tagliola dovrebbe tagliare "non all'altezza del polso ma sopra il gomito così anche la maglietta possa coprire lo scempio che vi ritrovereste ad essere...", proponendo così ancora una volta una deumanizzazione attraverso la trasformazione in qualcosa di ripugnante. Tali esseri ripugnanti vengono di seguito ridotti a singole parti del corpo per sineddoche ("inoltre mi farebbe alquanto schifo vedere i monchi penzolanti ai semafori") e di nuovo culturalizzati e deumanizzati in modo sottile ed esplicito "mentre chiedete l'elemosina con i piedi...". L'augurio di sofferenze continua, rinforzato da un richiamo criminalizzante ("Che possa per te/voi essere un 2018 pieno di cure e che i soldi guadagnati da questo furto possano servirti per comprare medicine contro un brutto male al sedere..."). In chiusura del post, e per non farsi mancare nulla, un insulto sessista all'ex Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ("ringrazio la #boldrini# per avere un grande cuore aperto verso il prossimo oltre alle...").

Che i processi di deumanizzazione fossero alla base dell'antiziganismo contemporaneo è stato sottolineato già tempo fa da Nicolae (2006), ma toccare con mano il modo in cui tutte le forme possibili di deumanizzazione (esplicita e sottile) si combinano ad altri processi di categorizzazione (criminalizzazione, culturalizzazione, denazionalizzazione, ecc.) per sottrarre umanità e trasformare in pericolo pubblico i rom e sinti in dichiarazioni pubbliche di questo tipo è impressionante. Per quanto nel corso di questa ricerca siamo state esposte a numerosissimi discorsi di questo tipo, non riusciamo a smettere di indignarci e preoccuparci di fronte a tale violenza simbolica, essendo anche consapevoli del fatto che questo tipo di violenza ha costituito storicamente e continua a costituire oggi il preludio di molte altre violenze subite da rom e sinti. Come sottolineato chiaramente dagli psicologi sociali che studiano i processi di deumanizzazione, questi ultimi costituiscono "un antecedente necessario perché individui o gruppi siano marginalizzati e possano essere poste in atto, nei loro confronti, violenze estreme. [...] La deumanizzazione attenua, fino a sopprimerle, l’empatia e la compassione che proviamo quando vediamo soffrire i nostri simili; essa è quindi funzionale a propositi di annientamento e genocidio" (Volpato 2012: 102). La totale assenza di empatia come preludio ad aggressioni razziste è diventata negli ultimi mesi tragicamente visibile in episodi di aggressioni violente contro i rom come quelli di Torre Maura dell'aprile del 2019[31] e di Casal Bruciato del maggio del 2019[32] a Roma, episodi che dovrebbero davvero far riflettere sulle conseguenze della de-tabuizzazione e normalizzazione di discorsi d'odio contro rom e sinti.

Dichiarazioni di Matteo Salvini (2019)

Nel periodo in cui Matteo Salvini (Presidente della Lega per Salvini Premier, ex Lega Nord) ha ricoperto il ruolo istituzionale di Ministro dell'Interno (dal 1 giugno 2018 al 5 settembre 2019) ha prodotto molte dichiarazioni antizingare, ne riportiamo solo una di seguito, riportata il 23 luglio 2019 dalla giornalista Annalisa Girardi sul sito di informazione fanpage.it[33].

Inchiesta Bibbiano, Salvini: “Bambini devono tornare a casa. Tribunali vadano anche nei campi rom”

“Non avrò pace finché l’ultimo bambino in Italia sottratto alle famiglie torni a casa da mamma e papà. Non mi interessa fare ragionamenti di politica o di partito, anche perché temo che con la commissione di inchiesta, schifezze, falsità, truffe emergeranno in altre città italiane”, commenta Matteo Salvini da Bibbiano. Poi il riferimento ai campi rom: “Mi chiedo perché non ci sia un tribunale di minori che vada a salvare quei bambini”.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, come ampiamente già annunciato nelle sue pagine social, si è recato al comune di Bibbiano, investito dagli scandali per la questione degli affidi illeciti. "Entro la pausa estiva verrà approvata una commissione d'inchiesta sulle case famiglie in tutta Italia. Già c'è gente che specula. Vedremo poi se alcune cooperative erano specializzate in business sia sugli immigrati che sui bambini", ha affermato parlando alla comunità del comune emiliano. "Spero che vengano beccati uno per uno quei falsi assistenti sociali che sono dei delinquenti e hanno rubato dei bambini alle famiglie", ha detto Salvini.

"Quando ho letto le ultime notizie ieri sera l’ho deciso, perché lo sentivo troppo forte: devo andare. Vi posso dare la mia parola che, rispettando il lavoro di chi sta indagando, non avrò pace finché l’ultimo bambino in Italia sottratto alle famiglie torni a casa da mamma e papà. Non mi interessa fare ragionamenti di politica o di partito, anche perché temo che con la commissione di inchiesta, schifezze, falsità, truffe emergeranno in altre città italiane", ha continuato. Il vicepresidente del leghista ha poi fatto un riferimento ai campi rom: "Ogni volta che vado in un campo rom mi chiedo perché non ci sia un tribunale di minori che vada a salvare quei bambini. Mi sono letto fascicoli di difficoltà economiche di genitori italiani che hanno perso il lavoro per problemi di qualche settimana a pagare le bollette, e lì i servizi sociali sono implacabili, mentre è normale che ci siano realtà in cui si educano i bambini di un anno al furto".

Salvini ha assicurato: "Su questi 10 mila bimbi andremo fino in fondo. Chi è stato salvato da violenza vera deve avere diritto a un futuro normale, ma chi è stato sottratto da mamma e papà con l'inganno deve tornare a casa. Punto."Poi ha concluso: "Spero che Bibbiano torni a essere un comune che uno cerca per i valori per il lavoro, per la comunità. Non meritate di essere conosciuti come la comunità degli orchi o dei ladri di bambini. Però se qualcuno ha sbagliato sulla pelle di un bambino deve pagare doppio".

Rispondendo poi alle domande della stampa, ha affermato: "Che ci sia chi fa business sulla pelle dei bambini è semplicemente una vergogna. Andremo in fondo alla cosa, non solo in Emilia Romagna ma in tutta Italia". Salvini sottolinea il pieno rispetto dei servizi sociali e le case famiglia che fanno bene il loro lavoro, ma "è evidente che qui ci fosse un business da migliaia e migliaia di euro".

Per quanto riguarda le divisioni delle varie forze politiche sul caso, ha affermato: "Spero che la politica si unisca, che almeno su questo non ci siano divisioni". Più nello specifico, riguardo alle indagini invece ha dichiarato: "Non so se ci fosse un sistema, fra cooperative, assistenti sociali e comunali. Non lo so. Quello che so è che mi arrivano segnalazioni di abusi anche da altre città italiane, da Nord a Sud. E quindi il problema non è il colore politico. Va rivisto il diritto della famiglia, e vanno rimessi al centro i bambini". Salvini riporta quindi che più di un genitore gli ha confidato che quanto stava accedendo era cosa nota, ma nessuno aveva il coraggio di denunciare. "Ringrazio i carabinieri che hanno fatto in modo che l'Italia sapesse. Invito chi fosse a conoscenza di altri abusi a segnalarlo al ministero dell'Interno".

Riguardo al clima sui social, Salvini sottolinea che il "futuro dei bimbi debba venire prima di tutto" e che non ha interesse a "buttarla in politica", nonostante in questi giorni avesse accostato la sinistra alla vicenda in numerosi post pubblicati su Twitter o su Facebook. "Altri abusi verranno fuori anche in città guidate da altre amministrazioni, non sono qui per dire è colpa di Tizio o è colpa di Caio", ha affermato invece ora il ministro. "Tante mamme mi dicono che denunciavano, che andavano in comune, dal sindaco, dall'assessore. Poi però quando leggi che le persone che ti dovevano teoricamente aiutare erano dall'altra parte, è chiaro che la preoccupazione che ci fosse un sistema c'è. Ma ripeto, la procura sta lavorando bene e io non voglio togliere lavoro ad altri", ha continuato Salvini.

"Ho visto lucrare sugli immigrati, sugli anziani nelle case di riposo, ma qui si sta parlando di bambini di quattro, cinque o sei anni che hanno il futuro davanti. Ma io sono qui per dimostrare che lo Stato c'è". E non gli interessa il fatto che Luigi Di Maio abbia definito il Partito democratico come "il partito di Bibbiano": "Non mi interessa associare una schifezza come questa a questo o quel partito. Non mi interessa il colore politico perché qui ci sono da salvare dei bambini. Mi auguro che tutti i partiti prendano le distanze, cosa che hanno fatto, per cui non vengo qui per attaccare Renzi o Zingaretti sui bimbi di Bibbiano evidentemente".

Anche in questo caso il riferimento ai rom sembra frutto di pragmatismo politico: viene inserito in una serie di dichiarazioni rilasciate durante una visita a Bibbiano, il Comune emiliano investito da uno scandalo per presunti affidi illeciti di bambini da parte delle istituzioni locali che è diventato negli ultimi mesi uno dei simboli della campagna elettorale della Lega contro il Partito Democratico (storicamente al governo nella Regione Emilia Romagna). Sembra che il riferimento ai rom sia funzionale ancora una volta a costruire arbitrariamente due gruppi sociali in contrapposizione, rappresentati come se la tutela dei diritti degli uni impedisse la tutela dei diritti degli altri. Nelle parole di Salvini i rom, oltre a essere criminalizzati e deumanizzati ancora una volta come persone incapaci di educare o prendersi cura dei loro bambini ("realtà in cui si educano i bambini di un anno al furto"), vengono contrapposti arbitrariamente a "genitori italiani" in difficoltà contro cui i servizi sociali sarebbero "implacabili". Al di là delle intenzionalità politiche del momento, non manca anche in questo caso l'incitazione ad azioni di razzismo istituzionale particolarmente gravi ("ogni volta che vado in un campo rom mi chiedo perché non ci sia un tribunale di minori che vada a salvare quei bambini"), resi se possibile ancora più gravi dal peso del ruolo politico di chi pronuncia l'istigazione all'odio: un Ministro della nostra Repubblica.

La produzione dell'antiziganismo nei discorsi dei politici

Le dichiarazioni appena commentate sono state presentate seguendo un ordine cronologico e non di rilevanza: si tratta in tutti i casi di dichiarazioni che hanno provocato in noi prima di tutto indignazione. Ci siamo tuttavia costantemente sforzate di andare oltre alla nostra indignazione per cercare di capire e per condividere con altri il nostro sforzo di comprensione di come sia possibile produrre questi discorsi d'odio.

Innanzitutto tutte le dichiarazioni hanno in comune il fatto di basarsi sulla classica meccanica razzista: l'esistenza di un rapporto sociale asimmetrico su cui si installa l'enfatizzazione di differenze (anche solo ipotizzate) a favore dell’accusatore in posizione di potere e a danno della vittima in posizione di subalternità, al fine di giustificare i propri privilegi o la propria aggressione[34]. La costruzione arbitraria di una contrapposizione tra un "noi" e un "loro". I componenti del "noi" e del "loro" possono essere ridefiniti di volta in volta a seconda dei contesti e delle contingenti intenzionalità politiche, tuttavia quelli che vengono sottoposti a processi di razzializzazione vengono costantemente associati a caratteristiche negative e i loro diritti vengono sistematicamente presentati come alternativi a quelli del gruppo identificato come "noi". La definizione delle caratteristiche negative del "loro", nel caso particolare in cui questo gruppo coincide con i rom e i sinti, si avvale di un repertorio di stereotipi ben sedimentati storicamente che vengono ripescati e riattivati dai politici in modo flessibile a seconda delle esigenze pragmatiche del momento. Queste ultime di solito consistono nell'attribuire le colpe di una situazione di disagio sociale al gruppo razzializzato che ne diviene il perfetto capro espiatorio.

Questi meccanismi di base appartengono all'antiziganismo come ad altri razzismi contemporanei, tuttavia nella nostra ricerca abbiamo cercato di individuare delle caratteristiche peculiari di questa forma di razzismo. Finora gli studi sul linguaggio dell'antiziganismo sono stati realizzati soprattutto tramite gli strumenti metodologici dell'analisi del discorso e dell'analisi multimodale delle narrazioni. Si tratta di studi che hanno avviato un'analisi dettagliata su più livelli della costruzione del linguaggio antizingaro: scandagliandone lessico, costruzioni grammaticali e testuali, strategie retoriche e argomentative, mettendo a confronto tutto ciò con l'apparato di immagini o di elementi non verbali che accompagnano i testi, ma anche collegando tutto ciò alle complesse realtà geo-politiche in cui vengono prodotti. Si tratta di analisi incentrate sul carattere performativo del linguaggio, che cercano di capire "cosa si fa" con le parole, non solo quello che con le parole "si dice". Disponiamo al momento di lavori molto interessanti che vanno in questa direzione, tanto per il contesto italiano che in altri contesti europei[35]. In sintesi, quello che emerge da questi lavori è la rilevanza e la ridondanza di alcuni processi di categorizzazione dei rom e dei sinti che si riproducono continuamente attraverso particolari usi del linguaggio: si tratta fondamentalmente di processi di razzializzazione (biologici e differenzialisti), processi di essenzializzazione, di criminalizzazione e di colpevolizzazione delle vittime. Il nostro lavoro, di cui in questo articolo abbiamo presentato solo una parte, è stato quello di cercare di descrivere in modo più dettagliato le diverse forme con cui questi processi di categorizzazione si cristallizzano nel linguaggio razzista. Abbiamo cercato di mettere in luce "come vengono pensati" i rom e i sinti e come questi modi di pensare si trasformino in linguaggio, prima ancora che questo linguaggio produca performativamente degli effetti. Quello che è emerso dal nostro lavoro è la forte complessità dell'antiziganismo contemporaneo, caratterizzato sempre da una combinazione variamente articolata di molteplici processi di categorizzazione. Nell'analisi qualitativa di discorsi antizingari che abbiamo condotto finora sull'intero corpus di dati raccolti nelle nostre ricerche (Pontrandolfo, Rizzin 2020), tra i processi di razzializzazione più diffusi abbiamo individuato processi di omogeneizzazione, culturalizzazione, esotizzazione, etnicizzazione, de-nazionalizzazione, naturalizzazione delle differenze culturali e razzizzazione sulla base di differenze biologiche a cui vengono sottoposti rom e sinti; tra i processi di deumanizzazione esplicita abbiamo rilevato processi di animalizzazione, reificazione, demonizzazione; tra quelli di deumanizzazione sottile, invece, la negazione di caratteristiche considerate solamente umane, ma anche processi di patologizzazione, primitivizzazione, infantilizzazione dei rom e dei sinti. A tutto ciò si combinano regolarmente anche se in modo estremamente variabile processi di criminalizzazione e di colpevolizzazione delle vittime che contribuiscono a rendere il quadro non lineare né di immediata lettura e decodificazione. Nel presente articolo, commentando e analizzando alcuni discorsi d'odio contro rom e sinti prodotti da politici italiani abbiamo riscontrato la diffusione di alcuni di questi processi di categorizzazione. Il nostro intento non era tanto quello di fornire esempi esaustivi delle forme di categorizzazione antizingare, quanto quello di sottolinearne la complessità dovuta principalmente alla costante sovrapposizione e combinazione di diversi processi cognitivi nella produzione di discorsi antizingari. La peculiarità dell'antiziganismo contemporaneo, così come la ragione della sua opacità cognitiva, sta a nostro avviso proprio nella sua complessità, che lo rende più difficile da decodificare.

Contrastare l'antiziganismo

Il nostro sistematico sforzo di analisi e la nostra altrettanto sistematica comunicazione pubblica sull'suo del linguaggio d'odio contro rom e sinti costituisce la principale modalità, come ricercatrici e come formatrici, di contribuire alla lotta all'antiziganismo.

In maniera particolare Eva Rizzin, ma anche Stefania Pontrandolfo, Leonardo Piasere e gli altri collaboratori del CREAa, negli scorsi anni hanno presentato pubblicamente alcuni dei risultati delle ricerche in corso, tramite numerose comunicazioni orali, in diversi contesti pubblici, su tutto il territorio nazionale: presso università, scuole, enti di formazione, ordini professionali, associazioni. Questa esperienza continuativa di relazione col territorio ci ha ulteriormente convinto come gruppo di ricerca dell'opportunità di pubblicare le nostre presentazioni, al fine di sensibilizzare il più possibile l'opinione pubblica sull'urgenza di una riflessione collettiva sugli effetti disastrosi dell'antiziganismo. Tuttavia spesso l'impressione è quella, in una certa misura sempre frustrante, di produrre gocce di consapevolezza nel mare dell'antiziganismo dilagante. Il problema, a cui abbiamo solo accennato all'inizio di questo articolo, è quello dell'asimmetrica distribuzione dell'accesso al discorso pubblico. Tramite i media siamo costantemente informati su tutto quello che dicono i politici, i rappresentanti istituzionali, i giornalisti, il clero, i rappresentanti della società civile, la cosiddetta "gente comune", ma in rarissimi casi abbiamo l'opportunità di ascoltare le voci dei rom, e quando capita è ancora una volta per discriminarli e deumanizzarli. Uno degli effetti più gravi dell'antiziganismo è innanzitutto l'esclusione dei rom e dei sinti dalla parola pubblica. Sino a quando esisterà questo squilibrio difficilmente si riuscirà a contrastare in modo efficace l'antiziganismo. Ma proprio per questo, in chiusura di questo articolo, vogliamo segnalare, senza alcuna pretesa di esaustività e solo a titolo esemplificativo, alcuni tentativi da parte dei rom e dei sinti italiani, a nostro avviso rilevanti, di reagire proprio cercando di produrre significati, contenuti e immagini capaci di invertire o mettere in discussione le rappresentazioni egemoniche. Innanzitutto vogliamo segnalare il lavoro quotidiano di comunicazione e formazione condotto da giovani intellettuali e attivisti rom, tra cui la stessa Eva Rizzin. Una nuova generazione di giovani rom e sinti sta cercando in molti modi diversi di inserirsi nel dibattito pubblico: innanzitutto formandosi politicamente (cfr. per esempio il “Seminario di formazione per sviluppare le risposte dei giovani contro l’antiziganismo e i discorsi di odio in Italia” organizzato dal Dipartimento Gioventù del Consiglio d’Europa nell’ambito del progetto Roma Youth Action Plan, in partenariato con l’Ufficio Nazionale Anti discriminazioni Razziali (UNAR) in quanto National Roma Contact Point (NRCP) per la Strategia Nazionale dei Rom, Sinti e Caminanti in Italia, e con l’associazione Romá ONLUS[36]); poi formando e informando (cfr. per esempio la partecipazione di intellettuali e attivisti rom e sinti come docenti nei corsi di formazione organizzati per l'Ordine dei giornalisti della Regione Toscana e l'Ordine dei giornalisti della Regione Veneto[37]; o al corso di formazione per studenti di giornalismo, operatori del settore e attivisti rom e sinti : “Ma perchè tanto Odio. Informazione, media e antiziganismo in Italia”, organizzato dall’Ufficio Nazionale Anti discriminazioni Razziali (UNAR), Formez (PA) e Ordine Nazionale dei Giornalisti[38]; o il lavoro capillare di molti attivisti rom e sinti di informazione nelle scuole di ogni ordine e grado sul genocidio dei rom durante la seconda guerra mondiale per il giorno della memoria); infine producendo e cercando di far circolare il più possibile contenuti mediatici originali (cfr. per esempio le esperienze di partecipazioni a trasmissioni televisive di mainstream a livello nazionale come Striscia la notizia [39] del Movimento Kethane [40]; o esperienze locali di produzione di trasmissioni radiofoniche come “Parlarsi per crescere” in onda su Radio Ciroma 105.7 Cosenza[41]).

Ascoltare le voci di questi giovani attivisti rom, guardali quando parlano in pubblico è stata ed è per noi l'esperienza più interessante di questi ultimi anni: hanno molte cose da dirci e la loro testimonianza e il loro lavoro quotidiano potrebbe portare col tempo importanti effetti trasformativi.

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[1] La scelta di utilizzare il termine “rom” come termine ombrello riferito a un insieme di gruppi molto eterogenei tra loro (che a volte hanno in comune solo il fatto di essere stati storicamente categorizzati come "zingari" o "nomadi") non intende negare le loro differenze, è piuttosto dettata da un'esigenza di parsimonia linguistica. La scelta linguistica di riferirsi a questi gruppi come “rom” o “rom e sinti” è condivisa oltre che negli studi rom, anche in istituzioni internazionali come l’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), https://www.osce.org/it/roma-and-sinti (ultima consultazione: 18-01-2020).

[2] Per una ricostruzione dettagliata dei richiami ricevuti dall'Italia da organizzazioni come il CERD ( Committee on the Elimination of Racial Discrimination ) dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), l'ECRI (European Commission against Racism and Intolerance) del Consiglio d'Europa (CoE), il Parlamento Europeo e la Commissione Europea cfr. Pontrandolfo e Rizzin (2020).

[3] Per un resoconto completo di queste ricerche cfr. Pontrandolfo e Rizzin (2020).

[4] Eva Rizzin, attivista sinta, ha conseguito il dottorato di ricerca in geopolitica presso l’Università degli Studi di Trieste sul fenomeno dell’antiziganismo in Europa, coordina l’Osservatorio nazionale sull'antiziganismo istituito presso il CREAa - Università degli Studi di Verona.

[5] A partire dal 2012, anno di istituzione del CREAa, presso questo centro sono state condotte diverse ricerche sulle modalità con cui i rom sono costruiti simbolicamente dai non rom in Europa, che permettono di inserire le ricerche sull'antiziganismo nei discorsi dei politici e nei media dell'Italia contemporanea che qui si presentano all'interno di una più ampia cornice di studio dei simbolismi prodotti da altre componenti delle nostre società (cfr. per esempio il lavoro sul linguaggio regolativo e burocratico delle amministrazioni locali nell'ambito del progetto europeo WE: Wor(l)ds Which Exclude, http://weproject.unice.fr/); il lavoro sulle rappresentazioni degli zingari da parte dei filosofi europei (Solla e Piasere 2018); il lavoro su produzioni artistiche come le canzoni della musica popolare italiana (D'Isola et al. 2019).

[6] La ricerca è stata condotta tra il 2013 e il 2017, è stata coordinata dall’Università di Manchester e vi hanno partecipato come partner la Fondation Maison des Sciences de l’Homme (Parigi, Francia), l’Università degli Studidi Verona (Italia), l’Università di Granada (Spagna), il Romanian Institute for Research on National Minorities (Cluj-Napoca, Romania), ilComune di Manchester (Regno Unito), l’European Roma and Traveller Forum (Strasburgo, Francia).

[7] Coordinato da Leonardo Piasere, e a cui Stefania Pontrandolfo ha partecipato come ricercatore principale del progetto ed Eva Rizzin come borsista di ricerca.

[8] Per una presentazione organica dei filoni di ricerca sviluppati durante il progetto MigRom cfr. Pontrandolfo (2018).

[9] http://www.dsu.univr.it/?ent=grupporic&id=308&lang=it#tab-progetti

[10] http://profs.formazione.univr.it/creaa/osservatorio-nazionale-sullantiziganismo/

[11] Sebbene questo articolo sia frutto in ogni sua parte di un lavoro collaborativo da parte delle due autrici, i paragrafi 1, 3, 4, 5 sono stati scritti da Stefania Pontrandolfo mentre i paragrafi 2 e 6 sono stati scritti da Eva Rizzin.

[12] Sulla persistenza e sull'uso politico e storico di questo tipo di metafore cfr. gli interessanti lavori di Musolff (2014a, 2014b).

[13] Per un confronto su processi simili di de-tabuizzazione di discorsi esplicitamente razzisti portato avanti da formazioni politiche di destra in Europa, e in particolare nei confronti dei rom in Romania e Ungheria, cfr. per esempio Breazu e Machin 2019; Vidra e Fox 2014.

[14] Anche i lavori di Catalano (2011, 2018) confermano come l'antiziganismo sia apparso su fonti di informazione italiane indipendentemente dalle loro tendenze politiche di destra o di sinistra.

[15] Per una ricostruzione dettagliata di queste vicende cfr. Pontrandolfo e Rizzin (2020).

[16] Dichiarazione dello stato d’emergenza in relazione agli insediamenti delle comunità nomadi nelle regioni Lombardia, Campania, Lazio, e nel 2009 nelle regioni Piemonte e Veneto, cfr. Ordinanze n. 3676 per il Lazio, n. 3677 per la Lombardia e n. 3678 per la Campania, Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 127 del 31.5.2008 (pp. 7, 9 e 11 rispettivamente) Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 maggio 2008 (13.07 KB) , OPCM 1 giugno 2009 Piemonte (9.94 KB) , OPCM 1 giugno 2009 Veneto (9.96 KB)Gazzetta Ufficiale della Repubblica italianan. 129 del 6 giugno 2009.

[17] Per una ricostruzione delle vicende giudiziarie che hanno portato a questa dichiarazione di illegittimità cfr. Agoni (2018).

[18] Per una ricostruzione del dibattito e delle azioni pubbliche rispetto alle diverse forme di discorsi e crimini d'odio in Italia cfr. Pontrandolfo, Rizzin (2020).

[19] Raccomandazione n. R (97) 20 del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa del 30 ottobre 1997, https://rm.coe.int/1680505d5b (ultima consultazione: 09-01-2020).

[20] Cfr. https://www.ohchr.org/en/hrbodies/cerd/pages/cerdindex.aspx (ultima consultazione: 19-01-2020).

[21] http://www.ilgiornale.it/news/politica/santanch-mai-visto-lavorare-i-rom-hanno-furto-nel-sangue-1104053.html (ultima consultazione: 18-01-2020).

[22] Sull'uso del "noi" nella costruzione dei discorsi sulle identità nazionali nei media cfr. Petersoo (2007).

[23] https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10/30/migranti-il-sindaco-di-albettone-joe-formaggio-orgogliosamente-razzisti-da-noi-i-negri-rischiano-la-pelle/571485/ (ultima consultazione: 18-01-2020).

[24] https://www.youtube.com/watch?v=nrPa_wbaWKM (ultima consultazione: 18-01-2020).

[25] A seguito di queste e altre affermazioni esplicitamente razziste, il primo cittadino di Albettone è stato condannato il 6 giugno del 2018 dal Tribunale Civile di Milano per comportamento discriminatorio e incitamento all’odio razziale nei confronti di rom, migranti e richiedenti asilo. A citare in giudizio Joe Formaggio sono state le associazioni “APN - Avvocati per niente” e “Asgi - Associazione studi giuridici sull’immigrazione, cfr. https://www.asgi.it/discriminazioni/il-sindaco-di-albettone-offende-profughi-rom-e-musulmani-condannato-a-risarcire-il-danno-alle-associazioni/ (ultima consultazione: 19-01-2020).

[26] http://www.ansa.it/veneto/notizie/2016/10/29/sindaco-veneto-da-noi-negri-rischiano_eb51aa1b-76b1-4a48-b258-bfb19e182e1f.html (ultima consultazione: 19-01-2020).

[27] https://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2017/12/08/news/donazzan-i-bambini-rom-vanno-tolti-ai-genitori-1.16213390 (ultima consultazione: 18-01-2020).

[28] Per esempio: https://www.lastampa.it/2018/11/12/cronaca/il-post-shock-dellassessora-alle-politiche-sociali-di-ivrea-zingari-di-merda-zecche-e-parassitin9m7r65jwkn0qZsiSThZ0H/pagina.html (ultima consultazione: 01-03-2019) https://www.tpi.it/news/giorgia-povolo-ivrea-zecche-20181113199986/ (ultima consultazione: 17-01-2020).

[29] https://www.tpi.it/news/giorgia-povolo-ivrea-zecche-20181113199986/ (ultima consultazione: 17-01-2020).

[30] In relazione a questo tipo di metafore cfr. i lavori di Musolff (2014a; 2014b).

[31] https://roma.repubblica.it/cronaca/2019/04/03/news/la_rivolta_contro_i_rom_di_torre_maura_e_il_pane_calpe_estato-223169557/

[32] https://www.huffingtonpost.it/entry/troia-ti-stupro-incubo-senza-fine-per-i-rom-di-casal-bruciato_it_5cd1c073e4b0e4d75739351d (ultima consultazione: 21-01-2020).

[33] https://www.fanpage.it/politica/inchiesta-bibbiano-salvini-bambini-devono-tornare-a-casa-tribunali-vadano-anche-nei-campi-rom/ (ultima consultazione: 18-01-2020).

[34] Cfr. la definizione ormai classica di razzismo di Memmi del 1972, ripresa nelle Dichiarazioni dell'Unesco e citata in diversi testi recenti di riflessione sui razzismi contemporanei, ma qui ripresa da Castellano (2017: 209): «La valorizzazione generalizzata e definitiva di differenze reali o immaginarie a favore dell’accusatore e a danno della vittima, al fine di giustificare i propri privilegi o la propria aggressione».

[35] Per il contesto italiano ci limitiamo a citare i lavori di analisi del discorso di analisi multimodale di Catalano (2011, 2012, 2014, 2018); i report di NAGA 2013 e Associazione 21 Luglio 2013a; i lavori sul lessico del razzismo democratico di Faso 2008 e Faloppa 2011. Per altri contesti europei citiamo a titolo esemplificativo i lavori di Tileagă 2005, Cretu 2014, Breazu e Machin 2018 per la Romania; di Richardson 2014, Richardson e O’Neill 2012 per il Regno Unito; di Erjavec 2001 per la Slovenia; di Vidra, Fox 2014, Messing e Bernáth 2017 per l'Ungheria; di End 2017 per la Germania; tutti gli articoli inclusi nel recente e molto interessante numero monografico della rivista Identities a cura di Tremlett, Messing, Kóczé 2017.

[36] Roma, 26-30 novembre 2019, https://rm.coe.int/call-for-participants-it-training-workshop-on-developing-responces-to-/16808e99ca (ultima consultazione: 21-01-2020).

[37] Le formazioni dal titolo "Luoghi comuni e discriminazione. “La questione rom”. La carta di Roma e la deontologia" sono state organizzate da Domenico Guarino (giornalista e consigliere dell'Ordine dei Giornalisti della Toscana), Luca Bravi (Università degli Studi di Firenze) ed Eva Rizzin nel 2019.

[38] Roma 27-29 novembre 2019, cfr. l'interessante video di sintesi al link: https://www.youtube.com/watch?v=1XQ-qJ4fqjY (ultima consultazione: 21-01-2020).

[39] https://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/zingari-in-incognito_63463.shtml

[40] https://www.kethane.it/

[41] https://www.facebook.com/Parlarsi-per-crescere-248384242729070